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Nuove terapie alternative alla dieta senza glutine?

Nuove terapie alternative alla dieta senza glutine per noi celiaci?

Ne ha parlato il Dott. Marco Silano, Coordinatore del Board Scientifico AIC, primo ricercatore e direttore del Reparto di alimentazione, nutrizione e salute presso il Dipartimento di sicurezza alimentare, nutrizione e salute dell’ISS,  in un’intervista per Virgilio, a firma di Eleonora Lorusso.

Vi riportiamo di seguito un estratto:

“Ad oggi l’unica soluzione disponibile ed efficace è solo la dieta senza glutine, questo va ripetuto. È vero che si sta lavorando a diverse sperimentazioni in campo farmaceutico, ma occorre prudenza, insomma, non il momento di illudersi di aver trovato un vaccino o di essere vicino a poterlo avere”, chiarisce Marco Silano, primo ricercatore e Direttore del Reparto di Alimentazione, Nutrizione e Salute presso il Dipartimento di Sicurezza Alimentare, Nutrizione e Salute dell’Istituto Superiore di Sanità.

Si è tornato a parlare del vaccino per la celiachia perché l’azienda biofarmaceutica globale Takeda prevede di lanciare tre nuove terapie entro il 2025, che permetterebbero un miglioramento nella qualità di vita dei celiaci. Cosa sappiamo al momento?

“La sperimentazione è ancora in fase 2, quindi occorrerà attendere anche che sia completata la fase 3. Significa che al momento abbiamo dati preliminari. Si è indagata soprattutto la sicurezza, in un gruppo di una sessantina di pazienti celiaci, che è dunque molto ridotto. È vero che i risultati sono promettenti, ma occorrerà ancora del tempo prima di avere farmaci efficaci”.

Come funzionerebbero i nuovi farmaci contro la celiachia? Come potrebbero “spegnerla”?

“Ciò a cui si sta lavorando è un prodotto in grado di agire sul meccanismo del sistema immunitario che genera alti livelli della proteina interleuchina 15, coinvolta nella risposta al glutine. È il mediatore principale dell’infiammazione che sta alla base della malattia. L’idea è quella di ridurne l’azione in modo da non generare la reazione del sistema immunitario allo stesso glutine”.

Ma come è possibile raggiungere questo obiettivo e con che conseguenze?

“Il punto fondamentale è proprio questo. Non si tratta di un interruttore che si può spegnere o accendere a piacimento: se lo si blocca a livello intestinale occorre tenere presente le conseguenze che questo può portare anche su altre funzioni fisiologiche in cui l’interleuchina 15 è coinvolta. In altre parole, dal momento che si tratta di una proteina che ha lo scopo di combattere virus e altre molecole potenzialmente dannose per l’organismo, coinvolte nelle malattie infettive per esempio, se la si blocca si rischiano conseguenze importanti in termini di abbassamento delle risposte alle infiammazioni in genere.

 

 

 

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